Presso la sala Valduga della Camera di Commercio Pordenone - Udine nei giorni scorsi si è tenuto un incontro per chiedere l’abrogazione dell’art. 10 del Decreto Crescita riguardante la possibilità di cedere tramite uno sconto in fattura la detrazione relativa gli interventi di risparmio energetico e di messa in sicurezza antisismica degli edifici.
L’iniziativa ha coinvolto i vertici regionali di Confapi FVG, Confartigianato, CNA, Legacoop e Confcooperative che hanno chiesto ai parlamentari del Friuli Venezia Giulia l’abrogazione della norma perché estremamente dannosa per il sistema produttivo della filiera.
Erano presenti i parlamentari Aurelia Bubisutti (Ln), Walter Rizzetto (Fdi), Luca Sut (M5S), Roberto Novelli (Fi), Tatiana Rojc (Pd), Renzo Tondo (Ar) e Debora Serracchiani (Pd) nonché i capigruppo in Consiglio regionale Massimo Moretuzzo (Patto per l’Autonomia), Mauro Bordin (Ln), Cristian Sergo (M5S), Sergio Bolzonello (Pd) e la consigliera Mariagrazia Santoro (Pd).
La norma, come accennato, riconosce la possibilità, per i contribuenti che eseguono interventi di riduzione del rischio sismico e di riqualificazione energetica, invece di utilizzare direttamente la relativa detrazione nella dichiarazione dei redditi per versare meno imposte, di cederla al fornitore beneficiando immediatamente di uno sconto sul prezzo dell’intervento.
Questa opzione scarica sulle imprese appaltatrici dei lavori l’onere finanziario della detrazione perché potranno recuperarla in un arco temporale di cinque anni esclusivamente in compensazione.
Questa procedura rischia di mettere in seria difficoltà tutto il tessuto produttivo delle PMI non attrezzate finanziariamente per supportare questa misura.
Fi, Fdi, Lega e Pd hanno assicurato l’impegno per abrogare la norma, mentre il M5S ha anche ipotizzato il mantenimento della stessa con rimborso dello sconto alle imprese in tempi rapidissimi.
Ai parlamentari è stato consegnato un documento nel quale sono state evidenziate le possibili ripercussioni negative sulle imprese che di seguito riportiamo.
L’Agenzia delle entrate con provvedimento del 31 luglio 2019 ha reso operativa la cessione della detrazione per interventi energetici prevista dall’art. 10 del D.L. 34/2019 (cd. Decreto Crescita). Si tratta della possibilità, per i contribuenti che eseguono interventi di riduzione del rischio sismico e di riqualificazione energetica, di cedere la detrazione a cui hanno titolo al proprio fornitore. Il contribuente che esegue gli interventi può, quindi, utilizzare direttamente la relativa detrazione oppure cederla al fornitore beneficiando immediatamente di uno sconto sul prezzo dell’intervento.
Il fornitore viene poi rimborsato sotto forma di credito d’imposta da utilizzare in compensazione tramite F24 in cinque quote annuali di pari importo. In alternativa al fornitore, è riconosciuta la possibilità di cedere la detrazione ai propri fornitori di beni e servizi.
Gli interventi interessati riguardano la sostituzione di infissi e caldaie a condensazione, la messa in sicurezza antisismica e la riqualificazione dell’involucro dell’edificio.
Non è consentito cedere il credito in argomento a banche o altri intermediari finanziari.
Considerata la struttura imprenditoriale delle MPMI dei settori interessati, costituita da migliaia di imprese con una capienza fiscale che esaurirebbe in pochi interventi la propria possibilità di “anticipare” al cliente lo sconto del 50% e l’onerosità dell’operazione di cessione del credito, crediamo che quanto previsto dall’art. 10 del D.L. 34/2019 sia estremamente dannoso per la salute delle nostre imprese.
La norma produce infatti una importante potenziale distorsione del mercato e della concorrenza: soltanto i fornitori più strutturati e dotati di elevata capacità organizzativa e finanziaria saranno nella condizione di anticipare all'utente la liquidità necessaria ad integrare lo sconto, nonché di avere una sufficiente capienza fiscale per compensare il credito di imposta.
La stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha del resto avuto modo di rendere nota la propria posizione di forte perplessità in relazione ai contenuti del provvedimento entrato in vigore il 30 giugno scorso.
La formulazione vigente della disposizione produce, nella sostanza, l’effetto di escludere dal mercato molte micro e piccole imprese che, solo per una scarsa liquidità finanziaria, non saranno in grado di praticare lo sconto né di cedere il proprio credito ai fornitori. In pratica si scarica direttamente sull’impresa, quasi sempre di piccole dimensioni, che dovrebbe svolgere l’intervento, gran parte dell’onere finanziario derivante dal costo dell’intervento stesso. Le imprese, in buona sostanza, si troveranno nella spiacevole condizione di fare da banca ai propri clienti, riconoscendo da subito una riduzione sul prezzo pari al valore della detrazione, che però sarà recuperabile dall’impresa in un arco di cinque anni, andando a minare l’equilibrio finanziario aziendale.
Si pongono in evidenza, in particolare, alcune criticità:
Se il sistema delle incentivazioni fiscali era stato individuato come efficace provvedimento per rilanciare e sostenere l’economia del settore delle Costruzioni, nel suo complesso, che dal 2008 era precipitato in una recessione senza precedenti, l’attuale idea di un eco-bonus scontato direttamente in fattura a nostro avviso non si muove assolutamente nella medesima direzione.
Ai parlamentari della Regione Friuli Venezia Giulia chiediamo quindi di rappresentare e garantire le nostre imprese, facendo in modo di ripristinare nel più breve tempo possibile una situazione di equilibrio e pari dignità e diritto per tutti gli operatori della filiera.
Vi chiediamo dunque di farvi portavoce della nostra richiesta di abrogazione dell’art. 10 del Decreto Crescita, per tutti i motivi sopra elencati ed in ragione dalla fase di stallo che sta di fatto paralizzando interventi e investimenti da parte dell'utilizzatore finale.